Ci sono storie relativamente recenti che nell’arco di pochi decenni finiscono per provocare emozioni diverse. I miei ricordi sul Vietnam hanno l’immagine stereotipata  di Apocalipse Now, negli occhi del giovane capitano alla fine della sua navigazione sul fiume Mekong, nell’allucinante follia della guerra. Il suo fu un viaggio che tra bombardamenti e lutti lasciò il segno su una generazione. Il mio è un viaggio che racconterà un mondo diverso fatto di etnie, culture, tradizioni e lingue diverse incomprensibili anche per i vietnamiti stessi. Viaggeremo tra tappeti di risaie, colline disegnate da coltivazioni, e poi città e paesaggi profumati d’oriente nell’esplosione colorata dei suoi mercati.


Siamo ad Hanoi dove esattamente 1000 anni fa Li  Thai To, vincitore sui Cinesi, stabilisce la sua capitale chiamandola Thang Long  “ città del drago ascendente”. La città cambia nome più volte, e tra i vari nomi possiamo ricordare Dong Kinh (capitale dell’Est) , conosciuta dagli occidentali come Tonchino.  
La prima visita è al mausoleo di Ho Chi Min,  padre della rivoluzione comunista.

   
La sua residenza  spartana immersa in un bellissimo giardino affacciata su un laghetto. Ho Chi Min rifiutò di trasferirsi nell’ex  palazzo del governatore.


Ex  Palazzo del governatore.


Museo etnologico, meta indispensabile per farsi un’idea del formidabile viaggio che ci apprestiamo ad intraprendere in un mosaico di popolazioni composto da più di 50 minoranze etniche prevalentemente concentrata sulle montagne del Nord Ovest. Qui sono raccolti oggetti ed utensili oltre a pannelli esplicativi che ripropongono momenti di vita della comunità, come la tessitura, riti funerari, riti di iniziazione e dimore tradizionali, palafitte e tombe.











Il tempio della letteratura eretto nel 1070 e giunto a noi senza troppe modifiche.





Ospitò fin dall’inizio la scuola dei “figli del cielo”. Doveva accogliere principi e i figli dei mandarini. Di fatto fu la prima università Vietnamita che insegnava il pensiero e la morale confuciana. 





1960 viene immortalato Ho Chi Min mentre visita il tempio.





Il tempio conserva 82 lapidi, ciascuna sorretta da una tartaruga, che ricordano i personaggi più famosi.



Questo lago con al centro la torre della tartaruga è il cuore della Hanoi coloniale, il suo nome significa “spada restituita”. Il suo nome è legato ad una leggenda che narra la storia dell’imperatore Li  Thai To  che ricevette dalla tartaruga del lago una spada magica per difendere il regno dagli invasori della dinastia Ming.  Una volta sconfitti i cinesi, si ritrovò a passeggiare in riva al lago quando la spada gli cadde in acqua, e la stessa tartaruga la recuperò trascinandola per sempre nel fondo del lago. La morale di questa leggenda si potrebbe interpretare come quando alla fine,  quando tutto finisce, bisogna sempre rendere ciò che ci è stato dato.



Le case sono …… particolari, in passato un regnante impose delle tasse proporzionate alla superficie occupata dall’abitazione sul fronte strada. Ancora oggi troviamo case alte e strette …  ideali per istallarvi un ascensore.






Il rumore dei clacson è incessante, se in genere da noi ti suonano per farti spostare, qui ti suonano per avvertirti che ti stanno venendo addosso. È difficile vedere motorini con una persona a bordo, due persone sono la norma, tre sono frequenti e quattro non sono così rari.





Stupito guardo le tante persone che fanno Tao Chi o semplice jogging … alle 5 di mattinaaaaaaaaaaaa.




Nel tardo pomeriggio partiamo in direzione di Bac Ha con un dignitoso treno formato da un considerevole numero di cuccette. Il viaggio dura tutta notte e la mattina finalmente arriviamo.  Bac Ha è un paese che vive nei ritmi ancestrali di un passato che stenta a lasciare il passo al progresso e se non fosse per le antenne paraboliche e l’infinità di motorini,  potremmo tranquillamente essere catapultati in pieno medioevo.








Ma cartelloni anacronistici catapultati da un mondo che credevo estinto ti proiettano nella realtà accompagnata da slogan inneggianti al partito lanciati da megafoni agli angoli delle strade ……………… stento a crederci anch’io che l’ho visto. 





 Immense distese di alberi da frutta intervallati da tappeti di risaie, qui si vive in una tranquillità assoluta, anzi oserei dire a rallentatore dal nostro punto di vista. Qui si vive seguendo i ritmi dei monsoni. Tutta la vita del sud est asiatico dipende dal regime  dei venti e delle piogge. La semina con i suoi raccolti, le terrazze delle coltivazioni del riso disegnano questa regione settentrionale al confine con la Cina.









Ma nonostante questa sonnolenza apparente, si vive in attesa del mercato domenicale nel quale  avviene la trasformazione, un’esplosione di colori fatta di costumi coloratissimi delle varie etnie provenienti da villaggi sparsi sulle colline circostanti. Alcuni si mettono in viaggio il giorno prima per alimentare il commercio o il semplice baratto, animali, vestiti e articoli alimentari. Sono prevalentemente commercianti del posto ed i turisti pochi e ignorati, talmente sono impegnati nei loro traffici. Si contano 50 etnie con la loro lingua, i loro costumi caratterizzati dai colori del loro abbigliamento, come in questo caso contraddistinguono l’etnia  Hmong  Fioriti.



























Etnia Hmong Neri, ma ve ne sono molti altri……..




Personalità, dignità, orgoglio nello sguardo e nei colori dell’abbigliamento che certifica l’appartenenza all’etnia dei Hmong  Fioriti. Questa donna riassume i contrasti del Vietnam di oggi. Una nuova generazione nel Sud Est Asiatico sta crescendo e scalpitando con la voglia di emergere dimenticando il passato, probabilmente attratta dalle lusinghe illusorie di una modernità, ma che rimane ancorata alle sue tradizioni. Loro sono fortunati: puoi essere povero, puoi anche non aver più niente, ma se ti rimane l’orgoglio di appartenenza ad un’etnia con una tradizione, una cultura, una religione, una lingua e dei simboli che conservano ricche tradizioni  tramandate di secoli in secoli, hai una ricchezza che va ben oltre il benessere effimero di una modernità destinata a finire prima o poi …. e mi consola pensare che alla fine di tutto loro saranno sempre lì.

    
Chiunque voglia assaporare il fascino potente di questa terra difficilmente potrà trovare qualcosa di più sconvolgente di Bac Ha. Qui si possono accarezzare sogni di fuga, ma ci si può trovare faccia a faccia con gli elementi di una quotidianità in tutta la sua forza spietata.









Lao Cai è una città di confine, è stata molto danneggiata durante la guerra lampo del 1979 in seguito alla furiosa reazione Cinese dopo l’invasione Vietnamita della Cambogia con conseguente rovesciamento del governo sanguinario degli Khmer Rossi appoggiati dalla Cina. La guerra lontana dai riflettori occidentali durò 17 giorni di furiosi combattimenti e furono rase al suolo intere città vietnamite lungo il confine, ma la determinazione dei Vietnamiti fu tale che  i Cinesi dovettero cessare la lotta e ritirarsi lasciando sul terreno 20000 uomini ricevendo un’umiliante lezione dai secolari nemici. Negli anni 90 ci fu un riavvicinamento ed una pace apparente, ma l’arcipelago Paracel resta un’eterna fonte di conflitto.










Sapa  dominata dalla cima del Fansipan, la montagna più alta dell’Indocina. Nei suoi parchi sono presenti un’infinità di specie animali e vegetali, campi coltivati a riso e tabacco, ma la mancanza si sole purtroppo non rende merito al posto.













Sono molti i villaggi presenti nella regione caratterizzata da etnie diverse le une dalle altre. A volte è sufficiente entrare in una valle o superare un fiume per trovarti immerso in una etnia  con una lingua,  costumi e  tradizioni diverse.












Meta cult del Vietnam del nord, la baia di Halong  iscritta dall’Unesco come patrimonio dell’umanità . Nella baia sono presenti dei villaggi galleggianti tutti abitati da pescatori con relative famiglie. Bah…. che dire, sarà questione di abitudine ma avrei delle difficoltà a vivere come loro.






Finisce qui il nostro viaggio, anche se in un certo senso è solo l’inizio  … Siamo in uno dei posti più belli del mondo, il panorama si allarga all’ orizzonte  dilatandosi verso l’infinito. Un’infinità di cocuzzoli affiorano per centinaia di km. Il modo migliore per visitare la baia è una minicrociera, ed anche se sono contrario alle crociere non ho scelta e si salpa. L’atmosfera irreale crea effetti molto suggestivi, le prospettive cambiano di continuo facendo apparire e scomparire isole e rocce in lontananza confondendo l’immaginazione in un susseguirsi di tonalità cromatiche che si confondono in lontananza tra la foschia.









Considerazioni finali
Il Vietnam è ufficialmente uno degli ultimi paesi socialisti ovvero un  regime a partito unico. La nostra guida è stata molto reticente ad affrontare domande scomode, per ovvi motivi, e continua a ripetere che in Vietnam le cose vanno bene e non ci sono problemi: messaggio ricevuto, vado a cercare le informazioni in rete.
Esistono documenti inviati da ONG  vietnamite all’Organizzazione dei Diritti Umani dell’ONU:  la repressione verso  dissidenti, le religioni non ufficiali censurate e sorveglianza politica sugli organi di informazione sono tutti segnali di un paese chiuso in cui la polizia politica continua ad esercitare un controllo accurato sulla popolazione.   Secondo Amnesty International anche scontri tra etnie ed esercito contro espropri forzati. E poi  torture e maltrattamenti, campi di rieducazione gestiti dalla polizia e militari, autorizzati ad aprire e gestire dove e come vogliono con decreto del 2000.

Poi c’e il Vietnam di tutti i giorni, quello vero, quello che i turisti non vedono ma alcuni sentono nell’aria, quello delle fabbriche a 10 ore al giorno sei giorni la settimana più gli straordinari, stipendi da 50 dollari al mese, poi arriva il turista e vede signorine che lavorano al bar e nei centri massaggi con il sorriso sul viso, sembra che, come dice la nostra guida “non ci sono problemi va tutto bene" ma non è proprio così ………..  ce ne sono un’infinità nella periferia, migliaia  nelle grandi città, manovali della giornata, uomini e donne che con le loro ceste di vimini aspettano accucciati di essere chiamati agli angoli delle strada per un lavoro da pochi centesimi senza garanzie e protezioni in turni massacranti. Poi ci sono i disperati, i poveri tra i poveri, i vecchi e bambini abbandonati e le ragazze con bambini che mi sorridono gratis per un gesto da niente  …… ma qui non ho più parole.